Giorgio Aquilecchia

Dentro Inverart – 2020/21 – L’ombra come volo dell’anima

L’ombra come volo dell’anima
di Francesco Oppi

Giorgio Aquilecchia è il regista dell’interpretazione delle ombre, ma è anche il protagonista nella costruzione di questi delicati lavori tra arte e design. Affronta per cicli e tematiche il proprio lavoro e lo fa con metodo, esaminando tutte le sfaccettature e le vie espressive possibili partendo da un punto preciso di invenzione, avvicinato con l’emozione e poi studiato e ponderato; sempre con un piede in nord Europa e il cuore a Oriente.
Conosco la tematica dal 2009, quando portò ad Inverart un bellissimo piccolo quadro (quadro) con all’interno nove quadri colorati (sapientemente colorati) che accoglievano altrettanti piccoli origami “volanti”.
In questi anni Aquilecchia ha intrapreso anche altre vie espressive, ma ha costantemente portato avanti una approfondita ricerca in quella direzione.
Aquilecchia è un artista maturo che ci accompagna, con un allestimento appositamente creato nella bellissima e prestigiosa sala Francesco Virga a Inveruno, nel suo mondo emozionale fatto di ombre sì, ma anche di luce e colore (sempre pariteticamente complementare a tutti gli altri aspetti compositivi): infatti, come nello Yin e nello Yang, da queste opere in delicato e preciso equilibrio traspare la forza e, a un tempo, la fragilità della terra, dell’Universo e di tutte le cose note e non: una dinamicità che fa del principio del dualismo l’unica vera monade possibile. Questi lavori attivano nell’osservatore l’idea di un flusso vitale perpetuo, e sono là per farcelo vedere e “sentire”.
Proprio a Inveruno, che si colloca come vero e proprio centro di produzione dell’arte contemporanea, Giorgio Aquilecchia tiene la sua prima importante mostra personale, siamo sicuri che ne seguiranno altre e diverse.
La concentrazione è su un volo: a qualsiasi altezza, in qualsiasi direzione, per qualsiasi destinazione. Il volo dell’anima.

 

Andata e ritorno… In volo
di Giorgio Aquilecchia

Negli ultimi anni, ho iniziato un percorso legato alla spazialità, giocando con materiali, colori e luce. Partendo da un piccolo foglio di carta di riso ho creato una macrostruttura, una gabbia bidimensionale, divisa in quadrati e in ognuno di essi ho collocato un piccolo orizuri (una gru origami).
La gabbia contiene la razionalità e i piccoli orizuri rappresentano invece la tensione trascendentale.
In fondo ogni origami è un piccolo istante, un momento intimo di meditazione, forse anche una preghiera. La luce, nel suo mutare, modifica l’equilibrio nello spazio: degli oggetti, dei colori, delle materie superficiali, e sottolinea il dualismo del costrutto.
Tutto questo crea tensioni e l’impianto inizia a scardinarsi, allora la gabbia si rompe, le piccole gru si muovono, si trasformano e l’attimo si libera. Il pezzetto di carta riprende possesso di sè, si apre e ritornando alla sua forma originaria, segnato dalle pieghe del tempo. L’orizuri si trasforma così in una piccola mattonella bidimensionale e la struttura bidimensionale a sua volta si ricompone in un oggetto tridimensionale.
Il dualismo diviene equilibrio e si materializza in una “gabbia spaziotemporale” colorata, traslucida, dove la luce è di nuovo elemento essenziale.

© i testi e le opere sono di proprietà dei rispettivi Autori.
Catalogo a cura delle Officine Creative del Guado
per Assessorato alla Cultura del Comune di Inveruno
Raccolto Edizioni – ISBN. 978-88-944934-8-1

settembre 2021

 

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