Gianni Mainini, la scrivania al primo piano della sua bella azienda tra Inveruno e Mesero. Fiore all’occhiello dell’eccellenza artigianale e industriale italiana. L’ufficio luminoso e lui felice a progettare, tra carte, lettere, quadri, libri. Così lo incontrai la prima volta, e così anche l’ultima.
Fare politica. Sì, lui voleva fare politica; sempre, con una determinazione etica incontestabile, quasi deontologica. Politica con la maiuscola, basata sul progetto a lungo termine, sulla promozione della cultura (anche attraverso l’arte) e sulla reale fattibilità delle cose; Mainini considerava la politica come mezzo per ampliare e difendere gli interessi delle comunità, dei cittadini e delle strutture rappresentative di riferimento, un mezzo per sviluppare la cultura e, quindi, la partecipazione democratica. In piena applicazione della nostra Carta Costituzionale.

Imprenditore e rappresentante di imprenditori ai massimi livelli, amministratore locale (Sindaco di Inveruno “designato” da Giovanni Marcora), giornalista attento e dedito, mecenate e benefattore, Gianni Mainini è stato un punto di riferimento morale, politico e di progetto sociale per il territorio dell’alto milanese e non solo (si vedano, tra l’altro, i vari numeri del periodico “Paese”).
Cresciuto nell’Italia migliore, ha saputo restituire molto di quello che ha avuto e potuto assorbire. Soprattutto è stato il costruttore, conservatore e narratore preciso della storia della Democrazia Cristiana e della sua “Base” (e quindi del nostro Paese) attraverso quel Centro Studi Marcora che oggi si presenta (per fortuna di tutti e grazie al suo impegno) di rango Nazionale.

Ironico, a tratti altero, mascherava con eleganza una profonda umanità. Assistito concretamente dalla famiglia anche nel lavoro, i suoi occhi potevano guardare, con pragmatismo, in faccia il futuro. Ho avuto il privilegio d’essergli amico: un avvicinamento progressivo, quasi automatico, basato su fatti concreti, su progetti costruiti senza pregiudizi: lo ricordo nell’ultima avventura insieme, in azienda, mentre mi portava di persona il muletto (da imprenditore vecchio stampo) con un pallet da utilizzare per poter fotografare meglio i documenti (importantissimi) che poi ho montato nella mostra che ho curato per sua volontà, con il Comune di Inveruno, in occasione del Centenario del Senatore e Ministro Giovanni Marcora: “dai Francesco, beviamo un caffè poi cominci, se hai bisogno sono in ufficio fino a mezzogiorno, come va al Guado?”.

Proprio poche ore prima che morisse gli scrivevo su progetti ancora attivi. Da oggi ognuno di noi che opera in ambito sociale e culturale, con umiltà e nella collaborazione, ha una quota in più di lavoro etico e politico da mettere in campo perché la scomparsa di Gianni Mainini non sia la scomparsa del suo lungo, concreto e proficuo impegno socio culturale.

Francesco Oppi – 28 agosto 2023 – Cascina del Guado

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