La presentazione del libro Specchi (Raccolto Ed., 2019)
di Agnese Coppola e Gianni Bombaci.
Con gli Autori sono intervenuti:
Francesco Oppi – Editore, Guado Officine Creative dal 1969
Lidia Campagnano – Giornalista e autrice
Mauro Cremon – Libraio, libreria Feltrinelli
Agnese Coppola:
Mi sono persa
tra viali di inchiostro e
pagine pregne di fumo
tra la tempera
mi sono persa
io che ho sempre avuto
ben chiara la strada e
la porta con un mazzo di chiavi.
Gianni Bombaci:
LA TUA IMPRONTA (a Franco Bombaci)
Non ho mai lasciato ricami né segni
su cortecce d’alberi
pareti
banchi di scuola
ma la tua impronta
di bellezza e dolore
la vivo dentro
come traccia indelebile.
dalla Postfazione (PROFETICA) di Lidia Campagnano
(…) Dobbiamo credere che si ricominci sempre: daccapo, non da zero. E mai da soli. Dobbiamo credere al ricominciare del mondo umano.
La poesia – la parola – ricomincia forse in quell’angolo della memoria dove si conservano le radici del pensiero, là dove vacillano le categorie marmoree (l’Essere, la Sostanza…) perché, memori della propria origine, si sciolgono in suono, ritmo, grafie, tracce, immagini. Bava di lumaca, tramestio di un lago… materia in trasformazione. Materiale da costruzione? Sì, ma al di qua di ogni progetto: “ho allineato le intenzioni – aspetto che qualcuno dica cosa fare”.
È terribilmente importante (oggi in special modo?) che possa vivere una parola libera dall’ansia di solidificarsi, libera di andare e venire. Perché la libertà di andare e venire è la prima libertà umana (ed è la più minacciata ormai). E perché il desiderio, quella forza che muove ogni creatura alla ricerca di quel che si nasconde dietro lo specchio (il futuro?) vive di questa libertà che mette in discussione ogni sosta, ogni insediamento, ogni solido edificio mentale. (…)
dalla Prefazione di Fulvio Bella
“Specchi”, ed ecco che nel leggere questo titolo subito nella mia mente e nel mio cuore (come faccio a dividerli?) si fanno largo, chiedono spazio e si moltiplicano, come in un caleidoscopio di altri tempi (e a ben guardare davvero “altri” sono i tempi) immagini, ricordi ed emozioni immerse nel mito, nella storia, nell’infanzia, quando, bimbo sperduto nel labirinto di antiche giostre, gli specchi deformavano corpi, moltiplicavano stupore e paura; ma qui niente di tutto ciò; qui il riflesso non deforma, non spaventa, al contrario precisa e denota, e diventa vicinanza, intimità.
Qui vi sono due poeti che in magico gioco di rimandi, si scrivono e si rispondono, si rispondono e si scrivono. Un gioco a due, semplice e complesso allo stesso tempo, come sono quasi sempre i giochi tra un uomo e una donna, tra un poeta e una poetessa. Poeti dai temperamenti diversi, con diversi modi di scrivere, ma uniti da un fitto incrociarsi di interessi, di passioni, d’idee ma soprattutto di medesimi ideali.(…)
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