La Cascina del Guado è già un Luogo del Cuore. Ma perché lo possa diventare ufficialmente, ha bisogno di tutti noi. Ecco come…

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Cuore. Muscolo involontario, lui batte e se ne fotte fiero e con la sua indomita voglia di vivere tiene in vita tutto il resto. Coraggioso questo cuore, che si spende, senza voler niente in cambio. Infatti coraggio ha la stessa radice etimologica di cuore, e non potrebbe essere altrimenti.
A pochi km da Milano, nelle laboriose campagne milanesi, nel cuore del Parco del Ticino, è celato un luogo che è tutto cuore. Lo è perché quando lo visitai tanti anni fa per la prima volta, sentii un’energia pervadermi fortissima e forse è anche lì che presi un po’ del mio coraggio di inseguire i miei sogni. Lo è perché lì tanti – tanti anni fa – hanno avuto il coraggio delle proprie idee, della propria arte, delle proprie sensazioni, senza giudicare se fosse giusto o sbagliato, solo inseguendo ciò che li rendeva felici. Lo è perché ancora oggi lì batte il cuore della cultura, senza la quale nessuno potrebbe mai sopravvivere: se siamo ancora qui, e sani di mente, e vogliosi di futuro, è perché qualcuno ci ha tenuto in vita, raccontandoci una storia nel suo libro, ispirandoci con i suoi dipinti, accarezzandoci con le sue note, facendoci volare sulle ali della fantasia con i fotogrammi del suo film.
Questo luogo è la Cascina del Guado, situata in frazione Malvaglio, sulle sponde del Naviglio Grande, che placido scorre verso Milano. Conosciuta a tanti, ma sconosciuta nella sua essenza più vera, più viva. Da rudere quale era, a inizio anni Settanta, Daniele Oppi e la moglie Franca Stangherlin ne rianimarono il cuore, portandolo a battere forte fortissimo.
Chi era Daniele Oppi? Proviamo a pensare alla gomma da masticare Brooklyn, la famosa “gomma del ponte”. O all’ago Pic-Indolor. O alla linea Chicco di Artsana, che ancora oggi tanti genitori usano. O alla Lambretta, simbolo di un’epoca. Ebbene, furono tutte sue intuizioni: entrarono nelle case e nella testa di noi italiani perché erano semplici da associare e immediate. E non c’è niente come la semplicità che possa far breccia e sedimentare nel cuore.
Dopo un periodo di vera fortuna a New York come pittore – si confrontò con la Factory di Andy Warhol e conobbe artisti del calibro di Jasper Johns e Thelonius Monk di cui divenne amico – ,Oppi decise di tornare in Italia con Franca, ma non a Milano, bensì in campagna, ricercando un luogo che potesse inviargli le energie giuste. Lo trovò alla Cascina del Guado.
Un luogo magnetico, affascinante, ispirante, tanto che iniziò a catalizzare l’attenzione e a richiamare a sé tanti giovani artisti e non, che lì si fermavano, ospiti della famiglia Oppi, a patto che alimentassero creatività. Ben presto si creò una Comune di artisti: pittori, scrittori, musicisti… tutti uniti dai valori di libertà, emancipazione, bellezza, cultura; un progetto sostenuto anche da padre David Maria Turoldo. Pensate che in quegli anni al Guado soggiornò per qualche mese il duo artistico Mogol e Battisti, uno dei sodalizi più fruttuosi e incredibili della musica italiana. Battisti, nello studio affacciato sul Naviglio, buttò in note la melodia de “Il mio canto libero” e Mogol inserì le parole, incastro perfetto di emozioni fortissime. Provate ad ascoltare l’album intero: lì ritroverete in parte pezzi del Guado. 

1971. Mario Lavezzi con Flora Fauna e Cemento in uno spettacolo organizzato gratuitamente dal Guado con la LAL, Libera Associazione del Libro del Bar Italia, presso il ristorante Da Mariuccia a Malvaglio. (photo Archivio Luigi Gaiera)

Dalla Comune nasce la cooperativa il Guado prima e la Cooperativa Raccolto poi, fondata, tra gli altri, da Paolo Suman, Giorgio Seveso, Stefano Pizzi, Paolo Baratella, Rino Crivelli, Franco Manzoni, Emilio Tadini
L’aria di cambiamento e di libertà la respira anche Francesco, figlio di Daniele e Franca, che in quegli anni era un bambino
. Un patrimonio di sorrisi, di apertura, di cultura, di bellezza che si porta dietro dapprima come Francesco adolescente e poi come Francesco adulto, discepolo del padre e Maestro Daniele. Un bagaglio che gli permette di inserirsi nello scenario artistico in modo più veloce ed efficace, senza mai subire la figura del padre, ma anzi sfruttandola come volano per propagare cultura.
Arriviamo ai giorni nostri, laddove la Cooperativa Raccolto oramai ha esaurito la sua funzione, ma esisteGuado Officine Creative dal 1969”, un nuovo progetto di rilancio culturale, che tiene sotto le sue ali tanti tantissimi artisti della nuova scena italiana e non solo – per fare alcuni nomi, Giuseppe Abbati, Bros, Ivan Tresoldi, Eleonora Corti, Manuela Furlan.

La Cascina del Guado ha rappresentato tanta parte della cultura italiana e non solo in passato e vuole tornare a essere un punto di riferimento anche oggi. E tutti noi possiamo contribuire a ridarle lustro e dignità con un piccolo gesto: votandola per farla diventare un Luogo del Cuore del Fai. Basta un minuto: clicca qui https://www.fondoambiente.it/luoghi/cascina-del-guado?ldc e poi vota.

Perché la Cascina del Guado debba diventare un Luogo del Cuore è ora chiaro a tutti: ha sempre avuto il coraggio di donare tanto, senza chiedere nulla in cambio. Ora a tutti noi è richiesto un piccolo gesto, che non richiede coraggio. Solo riconoscenza e fiducia in un futuro bellissimo, che solo la cultura può garantire. Perché cultura è libertà. E solo Dio sa quanto ve ne sia bisogno oggi.

Francesca Favotto

Nella foto in alto: la Cascina del Guado, vero gioiello del Naviglio Grande.
Qui sotto alcune immagini di personaggi, luoghi e iniziative del Guado negli anni.

Qui altri articoli sul Guado e il FAI:

Il GIORNO – Articolo dedicato al Guado

Cascina del Guado tra i Luoghi del Cuore FAI

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Robecchetto, anche il Guado in lizza per i luoghi del cuore FAI: forza!

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