Il “no” come approccio per dare valore al sì
Istintivo, di indole schiva e boschiva. Scontroso, col suo “No” come primo approccio. E’ un artista importante, serio nel lavoro come nella ricerca creativa. E’ stato un animatore culturale rilevante per il territorio, anche battagliando a lungo col concittadino Marcora (nella reciproca vera stima) per biblioteche e iniziative culturali sempre di profonda essenza.
Oggi ho pianto subito dopo che il Sindaco di Inveruno, Sara Bettinelli, mi ha comunicato della sua morte. Ho pianto inaspettatamente, a lungo. Ho pianto perché Giancarlo mi ha voluto davvero bene, con i fatti, in una incredibile dolcezza di cui ho avuto la fortuna di godere.
(in alto, Giancarlo Colli all’Umanitaria nel 2007 per la mostra Dante 100X100 – Cento artisti per cento Canti della Divina Commedia di Dante Alighieri – photo Clac).
- Colli con Daniele Oppi a Inveruno
- Uno degli ultimi ritratti
- Al lavoro nello studio
- 1988. A inveruno con Gianni Mainini, Preatoni e Luciano Prada
- Un disegno tra mondo contadino ed ironica energia
- La consegna di una sua opera come riconoscimento ai volontari della Croce Azzurra Ticinia
- Scorcio di via Roma del suo amato Malvaglio in un dipinto degli anni ’50
- Colli mentre realizza un murale importante
- Davanti ad un’opera di Francesco Oppi alla Società Umanitaria di Milano.
- Colli nello studio di Giuliano Grittini per realizzare la serigrafia di Madre Teresa per Croce Azzurra Ticinia
Fu lui, con mio padre Daniele, a tessere i contatti con l’amministrazione comunale di Inveruno quando noi giovani, entusiasti, pensavamo ad un Padiglione d’Arte Giovane possibile… Lui a chiamarmi per sapere se tutto andava bene al Guado, lui a spronarmi per non trascurare la mia ricerca artistica personale.
E’ stato a fianco di mio padre tra i soci fondatori, nel 1991, del Raccolto prima (con Seveso, Spinella, Treccani, Tadini, Crivelli…), e al mio quando divenni presidente di quel progetto, come sempre, sperimentale. Abbiamo condiviso le idealità in ogni circostanza, con maturità.
Poi ha voluto sapere tutto delle nuove mie iniziative e delle nuove leve del Guado.
Gli si illuminavano gli occhi e gli usciva qualche stringato, efficacissimo, consiglio da contadino.
Quando muore un artista, muore un pezzo di mondo dentro ognuno di noi.
Perché gli artisti sono la luce in fondo a tutti i tunnel, sono la via d’uscita, sono l’essenza che ci distingue dai nostri vicini di altre specie sulla terra. Il metafisico vero non quello zuckerberghiano alla Gardaland (con tutto il rispetto per la dignità del parco divertimenti).
Grazie al Centro Studi Marcora sono stato tra gli ultimi a parlare di lui e del suo lavoro, sempre rilevante.
Mi ha insegnato che, per dare valore ai nostri “sì” a volte bisogna saper dire “no” serenamente e con fermezza, soprattutto quando le cose non hanno in sé elementi di chiarezza etica.
Lo terrò per sempre nel mio cuore come un grande Maestro merita e come l’affetto vero impone. Per sempre. Anche se lo sento sorridere per dirmi: “Dai Francesco, non esagerare!”.
Francesco Oppi (2 dicembre 2021)
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